Roma. Dramma all’ospedale San Camillo. Un incendio è divampato nella notte ed un paziente di 65 anni è morto carbonizzato in circostanze ancora misteriose. Il rogo si è sviluppato in una stanza del reparto di Medicina, al secondo piano del padiglione Maroncelli. san-camillo-roma-586x349I vigili del fuoco hanno deciso di evacuare due piani della palazzina. Sono settanta i pazienti spostati in altre zone dell’ospedale, ma nel reparto del fuoco erano 16 i malati ricoverati. Pare che le fiamme si siano alzate da sotto il letto. La vittima, Gheorge Andoni di origine moldava, era in ospedale a causa dell’amputazione di un piede. Era stato precedentemente ricoverato in Rianimazione e da lì spostato a Medicina. Secondo alcune testimonianza risulta avesse anche gravi problemi mentali. Era nella stanza con un altro paziente che non risulta avere subito conseguenze perché è riuscito a scappare in tempo dopo aver dato l’allarme. Un’infermiera e le guardie giurate sono accorse, ma non sono riusciti a salvare il paziente, portando in salvo però altre 18 persone. L’allarme antincendio continuava a suonare, gli estintori secondo le prime indagini erano in regola. Sta indagando la polizia scientifica, ma ciò che è certo è che all’interno della stanza non vi erano macchinari in funzione. E  il letto stesso non era azionato da macchinari elettrici ma era del tipo a manovella. Il lattice del materasso, secondo gli investigatori, potrebbe avere velocizzato la propagazione delle fiamme. Saranno i risultati di laboratorio sui campioni repertati a chiarire se vi fossero materiali liquidi o combustibili che potrebbero avere preso fuoco, magari originati da una sigaretta o altro innesco. Il reparto è sotto sequestro. Gli inquirenti, intanto, stanno cercando di ricostruire il profilo del paziente deceduto, raccogliendo informazioni. Al momento la sua cartella clinica non sarebbe stata ancora reperita, ma a quanto si apprende il moldavo sarebbe stato affetto da una grave demenza. A proposito della vittima la direzione spiega che era ‘ricoverata dopo un intervento di tipo neurochirurgico’ e che fosse ‘affetto da gravi disturbi cognitivi’.

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