Roma. Resta in carcere l’ex Nar Egidio Giuliani accusato di aver fatto parte del gruppo che il 3 luglio scorso ha ucciso Silvio Fanella in un appartamento alla Camilluccia a Roma. Lo ha deciso il Gip Maria Agrini che ha convalidato il fermo. Giuliani si è avvalso della facoltà di non rispondere. L’atto istruttorio si è tenuto nel carcere di Regina Coeli. Giuliani è accusato di concorso in omicidio volontario e tentativo di sequestro. Il Gip ha convalidato il fermo per Giuliani, arrestato assieme a Giuseppe La Rosa che è detenuto a Novara, emettendo una misura cautelare nei confronti dell’ex terrorista nero. All’atto isOmicidio Fanella: preso commando, arrestato un ex Nartruttorio erano presenti i Pm Giuseppe Cascini e Paolo Ielo. Nei confronti di Giuliani l’accusa è concorso in omicidio volontario e tentativo di sequestro. “Si tratta di una vicenda molto complessa sia sotto il profilo fattuale che sotto il profilo giuridico – ha affermato il difensore di Giuliani, l’avvocato Gianluca Arrighi -. Nei prossimi giorni studieremo l’ordinanza e decideremo se ricorrere al riesame. Le fonti di prova sinora raccolte rimangono a mio avviso fragili e meramente indiziarie”. Con l’arresto di Egidio Giuliani e Giuseppe Larosa, accusati di aver fatto parte del gruppo di fuoco che ha ucciso Silvio Fanella, le indagini della Procura di Roma proseguono per individuare altri soggetti coinvolti nel tentativo di sequestro poi conclusosi tragicamente. Si cercano ora i mandanti e anche i basisti che hanno dato appoggio logistico a Giuliani e Larosa a Roma. “Ci vorranno altri mesi di lavoro per chiudere il cerchio”, spiegano da piazzale Clodio lasciando intendere che è ancora lontana la parola fine per questa vicenda. I pm titolari del procedimento nel decreto di fermo hanno fatto espresso riferimento ad altre figure ancora non individuate. Gli inquirenti sottolineano che ci sono dei complici “non ancora identificati” e che nel corso delle indagini è emerso “un contatto con ambienti, anche di natura criminale, ben più estesi rispetto alla cerchia degli autori del reato, peraltro non tutti raggiunti da provvedimenti restrittivi”. L’obiettivo del gruppo criminale era il tesoro, fatto di diamanti ed orologi preziosi, che era da tempo nella disponibilità del broker legato all’imprenditore Gennaro Mokbel. “Negli ambienti criminali – spiega chi indaga – in molti erano a conoscenza di cosa custodiva Fanella e tutti volevano metterci le mani”. Il tesoro venne trovato dagli inquirenti in un casale di Pofi, in provincia di Frosinone, due giorni dopo la morte di Fanella.

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