Roma. Non accennano a spegnersi le polemiche sorte in merito allo sciopero del trasporto pubblico nella capitale. Nell’ambito dell’inchiesta avviata dal primo cittadino di Roma sembra sia scomparsa la registrazione audio con cui alcuni dirigenti hanno dato ai macchinisti l’ordine di bloccare la metro qualche minuto prima che scattasse l’ora dello sciopero e la conseguente rivolta deguasto-metro-b-stop-trenii passeggeri. Di questa registrazione, circolata nei giorni scorsi, che addosserrebbe sui dirigenti e non sui macchinisti la responsabilità del blocco, afferma la commissione di accertamento istituita dall’Atac, “non si è trovata traccia”. La commissione ha accertato inoltre che “i sistemi di registrazione terra-treno non risultavano funzionanti e che i registratori cronologici di linea registravano un malfunzionamento”. Per questo l’Atac ha decisio di istituire una seconda commissione di inchiesta per individuare eventuali responsabilità. Intanto il venerdì nero del trasporto pubblico romano, per il Campidoglio, ha nomi e cognomi. Nove per l’esattezza, e tra questi 3 dirigenti, che ora rischiano il licenziamento. Nell’occhio del ciclone, sono finiti il responsabile, il coordinatore dei macchinisti e l’assistente coordinatore della Metro A, 4 dirigenti della Centrali traffico, un capo dell’unità organizzativa e un macchinista, quello reso noto dal filmato e contro cui inveivano i passeggeri perché non veniva rispettata la fascia di garanzia. A fornire i dati è stato oggi l’assessore capitolino alla Mobilità Guido Importa, affiancato dall’amministratore delegato di Atac Danilo Broggi. Ma dall’Ugl, la sigla che aveva proclamato lo sciopero il 17 aprile, arrivano le critiche: “Siamo senza parole. I provvedimenti sono sconsiderati e sproporzionati. Vogliono regalare all’utenza dei capri espiatori quando il disservizio di venerdì dipende dall’incompetenza di organizzazione aziendale e non dalle responsabilità dei singoli lavoratori”, dice il segretario Autoferrotranvieri Ugl Roma-Lazio Valentina Iori. Le ragioni di quanto successo, su uno sciopero proclamato da una sigla che raccoglie pochi iscritti ma che sulla linea A ha raccolto ben il 39% di adesioni, vanno ricercate secondo Improta negli obiettivi del piano industriale, che vede tra gli obiettivi, un aumento della produttività: il passaggio da 736 a 950 ore all’anno. Un incremento mal digerito da molti lavoratori che avrebbe portato a scioperare anche chi non è iscritto all’Ugl. Tuttavia, il numero di quelli che potrebbero essere colpiti da un provvedimento però potrebbe aumentare “Faremo ulteriori approfondimenti nelle prossime ore”, spiega l’assessore, ” e riguarderanno l’avaria di impianti utili all’accertamento dei fatti oggetto di indagine e il numero anomalo di denunce malattia pervenute nel giorno dello sciopero (10 macchinisti su 16) con interpello dei medici di base. Dieci macchinisti che forse per paura, vista la piega che aveva preso la giornata, hanno trasformato la loro adesione allo sciopero in malattia. Vale la presunzione innocenza, ma non possiamo escludere nulla”. Per quanto riguarda invece la denuncia della sparizione dei nastri che riportano le conversazioni avvenute tra macchinisti e Dct di quella mattina “Mi fanno sorridere”, ha detto l’assessore alludendo a Vincenzo Piso e Andrea Augello, “quei parlamentari che in coincidenza della conferenza stampa di oggi hanno denunciato la sparizione della registrazione tra il macchinista di Cinecittà e la Dct, documento che era in loro possesso”. Gli stessi che oggi chiedono a Marino di azzerare i vertici di Atac. Intanto il 29 aprile arriverà un nuovo direttore generale “per coadiuvare l’amministratore delegato nella gestione di questa fase delicata” dicono Improta e Broggi.

 

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